Coronavirus, Massimo Galli: «Meglio stare a casa, soprattutto nelle metropoli»
L'infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano: «Ora dobbiamo stare attenti. Autolockdown? La chiamerei cautela»

«Ora dobbiamo stare terribilmente attenti, con profondo senso di scoramento e tristezza mi tocca dire, in particolare ai cittadini milanesi, che adesso è meglio stare in casa e avere il minimo possibile di relazioni esterne, piuttosto che andare a correre dei rischi. Autolockdown? Non è un termine che mi piace, ma consapevolezza e cautela sì, per chi vive in tutta Italia e nelle concentrazioni metropolitane in particolare». A sottolinearlo è stato l’infettivologo dell’ospedale Sacco Massimo Galli, intervenuto oggi alla presentazione dello studio epidemiologico di massa in partenza a San Pellegrino Terme, in provincia di Bergamo, per fotografare la circolazione che ha avuto Sars-CoV-2 nell’area.
«Sono preoccupato per Milano e le grandi città. Il lockdown ci aveva salvati come il gong alla fine di un round salva il pugile già un po’ suonato ̶ dice l’esperto ̶ . Poi l’estate ha avuto effetti non favorevoli. Siamo in una città metropolitana, la gente che si muove, le vacanze. C’è stato un rimescolamento di carte in Lombardia dove il virus non ha mai cessato di esistere anche in maniera significativa e forse è stato ulteriormente rimpolpato da ulteriori introduzioni. Il risultato è che ora dobbiamo stare attenti», osserva.
E «se Milano non ride, non ridono nemmeno Napoli, Roma e altre grandi città, soprattutto considerando che erano state più risparmiate dalla prima ondata di Covid-19 e hanno molta meno gente immune, anche rispetto a Milano con quel suo 7% di prevalenza», evidenzia Galli.
«Il lockdown è stato formidabile, pur essendo stato terribile per le persone, nel bloccare il virus. In estate ci siamo dispersi gran parte del patrimonio costosissimo e faticosissimo accumulato». Galli sottolinea come «non si sia francamente ancora capito perché il virus sia arrivato prima nel Lodigiano, nel Cremonese, nella Bergamasca e abbia risparmiato in parte Milano nella prima emergenza, considerata la densità di popolazione». Certo è che, conclude, «una delle cose più angoscianti è sapere che saremo costretti a ridimensionare gli interventi e le prestazioni per altre patologie, e sta già capitando nel mio ospedale e in tanti altri di Milano. Covid si prende gli ospedali e ci costringe a ridimensionare l’attività per gli altri malati».
Fonte: Adnkronos
(ph: Imagoeconomica)