Quando diventare mamma non è facile: il percorso medicalmente assistito
Intervista alla Prof.ssa Alessandra Andrisani, ginecologa del Dipartimento della Salute Donna e Bambino dell’Università di Padova

La sterilità è oggi un problema molto sentito, in parte causa della situazione di denatalità: si tratta di una vera e propria malattia, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, poiché ha un impatto negativo sulla salute fisica, psichica e relazionale dell’individuo, ed è stata definita come la mancata gravidanza di una coppia dopo dodici mesi di rapporti non protetti.
Abbiamo parlato di fertilità, sterilità e percorsi medicalmente assistiti con la Prof.ssa Alessandra Andrisani, ginecologa del Dipartimento della Salute Donna e Bambino dell’Università di Padova.
«L’Italia risulta essere il paese in cui la prima gravidanza avviene all’età più elevata, cioè 31 anni, mentre ad esempio in Bulgaria il primo figlio si cerca già a 26. Questo spesso è dovuto a una concezione errata della fertilità, molte volte ritenuta “eterna”: infatti, se la fertilità in una donna di 20 anni è circa 90-100%, in una donna di 40 anni scende al 45%» afferma la dottoressa Andrisani.
Esistono oggi delle metodiche di preservazione degli ovociti, attraverso la fecondazione in vitro, che può essere effettuata durante l’età fertile. Si tratta però di una pratica che aumenta il rischio di avere bimbi con anomalie cromosomiche e che aumenta il rischio di aborto. La fertility preservation può riguardare anche i pazienti che sviluppano una malattia oncologica durante la loro età fertile: oggi questi pazienti possono pensare di preservare la propria fertilità, curarsi poi per il cancro, guarire, e quindi sperare di poter avere alla fine una vita normale.
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