Aviaria, Bassetti: «Investire in vaccini, antivirali e sviluppare test»
L'infettivologo non ha dubbi: «Rara trasmissione a uomo, ma quando è successo ha causato 56% di mortalità»

«Sicuramente il virus H5N1, che poi causa l’influenza aviaria, ha raramente infettato gli umani. Tuttavia, quando è successo la malattia ha avuto il 56% di mortalità, ovvero un contagiato su due muore. Il Covid all’inizio, in epoca pre-vaccini, aveva l’1-2% di mortalità. Quindi siamo preoccupati di quello che accade negli animali, sono malattie che prima o poi arrivano nell’uomo. A questo proposito il New York Times ha pubblicato un articolo sul fatto che una pandemia ancora più mortale potrebbe essere presto da noi». Così Matteo Bassetti, primario Malattie infettive dell’Ospedale San Martino di Genova, commentando all’Adnkronos Salute il monito rilanciato in queste ore anche dal direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus.
«Credo che pensare che possa arrivare non è sbagliato ̶ avverte Bassetti ̶ . Non dobbiamo aspettare, ma investire in due cose: i vaccini attivi contro H5N1, già approvati dalla Fda e lavorare per essere pronti a produrne in grande quantità perché non possiamo aspettare 6 mesi per una produzione su larga scala. E anche sviluppare dei test per questo virus e farli a chi è a contatto con i volatili, continuando a testarli e capire se qualcosa non va. Investire poi ̶ raccomanda ̶ su antivirali per averli pronti e avere delle scorte». L’obiettivo ultimo? «Quello di arrivare a un vaccino universale per H5N1, H3N2, H1N1 e anche Sars-CoV-2. Non è facile, ma abbiamo la tecnologia».
(ph: Imagoeconomica)